musica

Spazio G43: la galleria alternativa di Prato, festeggia i suoi quattro anni con CRP Collettivo Rivoluzionario Protosonico

Lo SPAZIO G43, la più piccola galleria alternativa di Prato compie quattro anni e ha voluto festeggiarli sabato 3 febbraio con la musica dal vivo del gruppo industrial punk CRP Collettivo Rivoluzionario Protosonico che per la prima volta si è esibito con la nuova formazione.   Lo Spazio G43 è una galleria alternativa con una particolarità: nata durante il periodo pandemico, è piccolissima, misura solo 210 x 180 cm. La G43 è stata concepita da Enzo Correnti – noto artisticamente come Uomo Carta – in un disimpegno del proprio appartamento, ed è diventata in poco tempo un punto di riferimento per gli artisti alternativi.   Enzo Correnti è un artista performer, poeta visivo, mail artista, collagista, ideatore e curatore di “Esserci senza esserci” e molto altro ancora, e ha partecipato alle due ultime edizioni del Lucca Capannori Underground Festival.   Tornando allo Spazio G43, in questo “disimpegno” collocato tra le camere e il bagno, ci sono 5 porte e un frigo in disuso che diventano parte attiva della mini-galleria.   Può sembrare incredibile viste le sue piccole dimensioni, ma la galleria in questi anni è stata molto attiva: «Nei quattro anni di vita dello Spazio G43 − spiega Correnti − sono state ospitate quattro mostre personali, quattro collettive, letture di poesie, danza butoh, video-art, video performance, performance, ascolto di musica da vinili rari e musica dal vivo. Con questa mostra raccontiamo quattro anni di intenso lavoro di partecipazione, di sperimentazione, di incontri avvenuti allo Spazio G43: _guroga, artista venezuelana, ha realizzato tutte le locandine degli eventi esposte».   L’esibizione del CRP Collettivo Rivoluzionario Protosonico con la nuova formazione   Sorprese anche da parte dell’ospite d’onore, il gruppo industrial punk  di Capannori, CRP Collettivo Rivoluzionario Protosonico che ha aperto il live con un brano inedito e che si è esibito per la prima volta con la nuova formazione. Lo scorso dicembre, infatti, Chiara Venturini è stata annunciata sui social del CRP come nuova componente del gruppo: «Non vedevo l’ora di esibirmi come membro effettivo dei CRP, e averlo fatto per la prima volta in un contesto così particolare è stato ancor più siginficativo». «Lo Spazio G43 è una piccola grande realtà − affermano i CRP − capace di attrarre e coinvolgere numerosi artisti della scena culturale alternativa. Sono situazioni che ti aspetteresti di trovare a Berlino, e non in città italiane».     Spazio G43 polo di attrazione di artisti alternativi       Presenti al festeggiamento dei quattro anni della G43 numerosi artisti della scena culturale alternativa: Murat Onol che ha curato l’allestimento, Ina Ripari, Mattia Crisci e Lauraballa che operano a Prato, Ubaldo Molesti dell’area fiorentina e Maya Lopez Muro molto attiva nel mondo della mail art, Claudio Balducci fondatore e caporedattore di SCHEDA Metropolitana di Prato e infine l’esperto d’arte Contemporanea Piero Cantini che è stato anche l’allestitore delle mostre al Centro Pecci di Prato per una ventina di anni. Ha partecipato anche l’assessore alla cultura del Comune di Prato, Simone Mangani.   

Green Day Saviors, album cover

“SAVIORS”: ha senso ascoltare i GREEN DAY del 2024?

Si sta parlando tantissimo del nuovo album. Ma vale la pena ascoltarlo? Non mi sono fermato alle anteprime e mi sono preso una settimana per darmi una risposta.   di Carlo “Charlie” Matteoli IL RITORNO DI ROB CAVALLO «Tutto è cominciato da Billie che ha chiamato Rob per fargli un saluto e la prima cosa che Rob ha detto a Billie è stata: “Sei pronto a fare nuovamente la storia del rock and roll?”. E pensare che Billie voleva solo sapere come stava!». Questo è ciò che ha raccontato in più occasioni il bassista Mike Dirnt parlando della ritrovata collaborazione con il produttore dei super album “Dookie” e “American Idiot”. «Rob è dotato di una grande energia che riesce a sprigionare durante il processo di registrazione. Queste canzoni davvero riflettono quell’energia. Era l’uomo giusto per questo progetto, non c’è nessuno meglio di Rob con cui lavorare».   I TESTI: LA POLITICA E LA CRITICA AL MONDO AMERICANO Da “American Idiot” in poi i Green Day hanno spesso criticato il mondo americano e la sua politica. Anche in “Saviors” ci sono numerose canzoni in merito, a partire da “The American Dream is killing me” che già dal titolo non lascia molti dubbi. Una canzone che vuole affermare quanto il Sogno Americano si sia trasformato in un incubo, puntando il dito sulla difficoltà sempre crescente nel potersi permettere un luogo dignitoso in cui vivere: Bulldoze your family home / Now it’s a condo […] Don’t want no huddled masses / TikTok and taxes […] Under the overpass / Sleeping in broken glass Un altro esempio di critica a quanto succede ogni giorno negli States è “Living in the 20s”: Another shooting in a supermarket / […] I drink my media and turn it into vomit […]  We’re all together and we’re living in the 20s IL FATTORE PERSONALE E MENTALE, UNA SORTA DI AUTOANALISI L’altro argomento molto presente nell’album è quello della condizione personale, sopratutto a livello mentale; un tema che Billie Joe ha cercato di cantare sin dagli esordi prima come tentativo di autoanalisi poi come volontà di aprirsi al proprio pubblico; ad esempio la canzone più famosa della band (sto parlando di “Basket Case” ovviamente!) parla di attacchi di ansia e di quando si ha l’impressione di stare per impazzire. La sensazione è che, nonostante siano passati tanti anni (esattamente 30 da “Dookie”, esattamente 20 da “American Idiot”), questa voglia di sfogarsi ed aprirsi sia ancora sincera arrivando facilmente ad empatizzare con chi ascolta. Ed ecco che l’approfondimento dei testi si fa interessante.   Dal tema delle dipendenze in “Dilemma”: I was sober, now I’m drunk again / I’m in trouble and in love again / I don’t want to be a dead man walking ma anche in “Goodnight Adeline”: Some days are holidays / Some days you call your mother / Some days you’re sober / But you’re still waking up with a hangover passando per quello dell’amore per la musica (intesa anche come valvola di sfogo e terapia) e non per la fama in “Corvette Summer”: Don’t want no money / Don’t want no fame / All I want is my records / Making my pain go away a quello delle relazioni personali, ad esempio in “Bobby Sox”: Do you wanna be my best friend? / You can drive me crazy / All over again / And I’ll bore to death / Doesn’t matter when we are in love […] Do you wanna be my girlfriend? / Do you wanna be my boyfriend? / Do you wanna be my… Canzone, quest’ultima, con un testo apparentemente molto banale, quasi infantile. Ma leggendo fra le righe ne esce un significato ben più profondo; Billie Joe in proposito ha dichiarato: «Bobby Sox è una delle mie canzoni preferite dell’album, è la canzone degli anni ’90 che non abbiamo mai scritto. All’inizio era una dedica a mia moglie ma ultimandone la composizione ho voluto cambiarla aggiungendo: ‘Vuoi essere il mio ragazzo?’ oltre a ‘Vuoi essere la mia ragazza’… Quindi la canzone si è trasformata in una sorta di inno universale». Una scelta ben precisa se ci ricordiamo che ormai parecchi anni fa Billie Joe rivelò di essere bisessuale. Un’altra traccia con un testo apparentemente poco interessante è “Look Ma, No Brains!”: Don’t know much about history / ‘Cause I never learned how to read […] Nonsense is my heroin / […] I defy the science of the missing link / […] I said look ma, I ain’t got no brains / […] I don’t need your help Sembra semplicemente la descrizione di una persona tanto svogliata quanto stupida ma qualche dichiarazione fatta dalla band nel corso delle ultime settimane ci viene in aiuto: il brano parla di ignoranza, auto isolamento e una voluta mancanza di interesse per la storia e ciò da cui possiamo effettivamente imparare per evitare di ripetere errori già fatti da altri in passato; uno dei tranelli più facili e insidiosi in cui cascare in questo momento storico.«… ora siamo tutti imprigionati in questo algoritmo che ci viene somministrato ogni giorno. Anch’io ne sono vittima.» ha dichiarato Billie Joe in una recente intervista a Guitar World Magazine «Le cose che vedi online o su Instagram o YouTube alimentano semplicemente ciò che il tuo cervello desidera vedere. Pensi di essere informato, ma in realtà ti stai chiudendo sempre di più nella tua bolla.»   LA MUSICA: “Fra American Idiot e Dookie”, dicono. Ma non aspettarti quel livello. Dopo il tentativo mal riuscito di cambiare aria con “Father of All Motherfuckers”, questo nuovo lavoro torna sui binari che portano allo stile dei Green Day che la maggior parte delle persone può facilmente riconoscere ma, è bene metterlo in chiaro, certe dichiarazioni fatte nei mesi precedenti l’uscita in cui si faceva capire che questo poteva essere l’anello di congiunzione fra “Dookie” e “American Idiot” sono quantomeno esagerate. “SAVIORS” NON È UN CAPOLAVORO e chi si è fatto abbindolare da certe sirene è sicuramente rimasto deluso.   MA ALLORA PERCHÉ ASCOLTARLO?  

OOOHM Festival

Al via OOOMH Festival (Out Of Ordinary Music Hills Festival) da un’idea di Antonio Aiazzi!

– di Gianmarco Caselli – Prende il via la prima edizione di OOOMH Festival (Out Of Ordinary Music Hills Festival), un festival musicale di “suoni diversi dal solito, ricercati, che vanno dall’elettronica all’ambient, dall’art rock alla sperimentazione” nato da un’idea di Antonio Aiazzi e Simone Stefanini. Tre giorni di musica in cui si esibiranno a Guardistallo, dal 19 al 21 gennaio 2024, artisti come il duo costituito dal membro fondatore degli  Einsturzende Neubauten, Alexander Hacke, con Danielle De Picciotto, e lo stesso Antonio Aiazzi con l’amico, nonché collega musicale dai tempi dei Litfiba, Gianni Maroccolo. Il Festival è organizzato da Arte Residente e Ass. Piccola Parigi. Abbiamo intervistato Antonio Aiazzi che, insieme a Gianni Maroccolo, a novembre scorso, è stato ospite di Lucca Capannori Underground Festival 2023. Durante l’evento, co-condotto da Master Mixo, Aiazzi e Maroccolo hanno ricevuto il Premio Lucca Capannori Underground Festival per la diffusione della cultura Underground.     Aiazzi, un Festival nuovo ha bisogno di una presentazione. Avevamo iniziato a ragionare all’interno dell’associazione Arte Residente di cominciare a fare un festival. L’occasione si è presentata perché abbiamo dei partner sulla costa, e uno di questi aveva ricevuto la proposta del concerto di Hacke-De Picciotto. È stata la scintilla per organizzare un festival a Guardistallo, un festival il cui titolo fa già capire che andiamo a fare cose fuori dall’ordinario.   OOOMH si terrà nel contesto del teatro Marchionneschi, un teatro di fine Ottocento nel borgo toscano di Guardistallo (PI), in una collina a due passi dal mare. Sì, a Guardistallo mi sono legato al Teatro Marchionneschi dove, quasi tre anni fa, abbiamo portato delle prove di Mephisto Ballad con Maroccolo, e da quel momento ho cominciato a fare una progettazione di gestione molto sperimentale: è un vero e proprio centro di produzione. Abbiamo acquistato varie tecnologie – come i mixer digitali – e i camerini sono stati trasformati in regie audio. Non è un teatro come si concepisce solitamente con la compagnia teatrale, gli spettacoli e gli abbonati. È un luogo dove si registrano dischi, si fanno residenze musicali, e abbiamo costituito una rete intorno al teatro che riguarda gli appartamenti per le residenze, convenzioni con ristoranti etc. È la forza del borgo. Tutto questo per adesso senza fondi istituzionali.   Fare un festival del genere oggi non è proprio facile. Ma è anche la sua forza. È anche una prova per capire il territorio, che fra l’altro ora, essendo sul mare, è anche al minimo della presenza. Ma dovevamo iniziare. Ci tenevo perché vorrei provare a fare anche un’edizione estiva. In questi primi tre eventi si passa dalla musica di Satie e Glass con il primo appuntamento che vede esibirsi Alessandra Celletti, a Hacke-De Picciotto con il mondo musicalmente sperimentale che si portano dietro; il terzo appuntamento, di pomeriggio, sarà con Fabio Capanni – musicista molto particolare che ha suonato tanto all’estero – insieme a me, Gianni Maroccolo e Luca Fucci. In questa occasione eseguirò due brani  “nuovi”: erano nel computer da anni e riascoltandoli li ho trovati bellissime.           Con Maroccolo proseguono amicizia e collaborazione. Dopo il bellissimo “Mephisto Ballad” avete già in mente altro? Qui arriverà una produzione per un progetto con lo scienziato Telmo Pievani e faremo uno spettacolo con la band di “Nulla è andato perso” su cui lavoreremo per almeno un mese, ma è solo una delle tante. Pensi che la musica alternativa stia ricostruendo un proprio habitat? Mah… secondo me è un problema che va oltre la musica. Si deve capire come riportare un pubblico a vedere un concerto. Se vai alla ricerca di cose fuori dagli schemi questo è un bacino ancora piccolo. Bisogna lavorarci tanto. Iniziamo un investimento. speriamo che possa venire supportato maggiormente durante l’estate.                    

PIL Public Image Ltd End of world

Il nuovo album dei PIL è la fine del mondo!

di Gianmarco Caselli Era stato annunciato da tempo, preceduto da ben tre singoli e finalmente è uscito: End of world, l’undicesimo album della band guidata da John Lydon. I PIL Public Image LTd Per rinfrescare un po’ le idee a chi non ricorda bene la storia, John Lydon era il carismatico cantante dei Sex Pistols, gruppo emblema del punk. Dopo avere abbandonato i Pistols, Lydon (che ai tempi era conosciuto più come Johnny Rotten) fondò appunto una nuova band, i PIL Public Image Limited. La nuova creatura di Lydon è stata attiva dal 1978 al 1992 sfornando grandi successi che sono rimbalzati nelle sale da ballo alternative per anni come Annalisa, The Flowers of Romance, This is not a love song, Rise, Death disco. Il PIL sono andati avanti fra alterne fortune e cambi di formazione fino all’interruzione dell’attività con l’album That what is not del 1992. I PIL ripartono nel 2012 con un nuovo album di inediti, This is PIL, e una nuova formazione, tre anni dopo pubblicano un secondo album, What the world needs now… e un terzo, appunto, adesso, che con il titolo si ricollega al precedente. End of world End of world è un grande album, sicuramente il più omogeneo e “fresco” della trilogia dei nuovi PIL. Questo è quasi certamente ascrivibile al fatto che dalla rinascita dei PIL nel 2012 la formazione è sempre la stessa, il gruppo è affiatato e funziona. E mentre Paul Cook e Steve Jones portano avanti sui palchi le musiche dei Sex Pistols con Billy Idol alla voce, come Generation Sex, Lydon va avanti, sperimenta e rischia sonorità nuove pur sapendo che avrebbe vita più facile proponendo brani basati su vecchi stilemi che sarebbero acclamati dai fan. End of world sorprende, è diverso dai precedenti album dei PIL e i colori azzurro e giallo oro predominanti sulla copertina riflettono una sua qualità sonora: luminoso. Un album che non è sperimentale ai livelli del mitico The Flowers of Romance del 1981 ma che riprende lo stile dei primi PIL e che senza ombra di dubbio si piazza qualitativamente ai primi posti dell’intera discografia della band. L’uscita dell’album è stata anticipata da ben tre videocilp: Penge, Hawaii e Car chase. Tre brani in stili completamente differenti l’uno dall’altro che ben danno l’idea della varietà musicale contenuta in End of World. L’album si apre con Penge, un brano potente, mastodontico, e si chiude con Hawaii, stilisticamente del tutto opposto al primo: delicato e struggente, dedicato alla moglie malata di Alzheimer e morta prima della pubblicazione dell’album. Con Hawaii i PIL hanno partecipato ad un contest per rappresentare l’Irlanda all’Eurovision. È un brano che non ti aspetti, e che Lydon ha dedicato non solo alla moglie ma anche «a chiunque debba affrontare dei periodi difficili durante la propria vita con la persona cui tiene di più». Il terzo brano, Car chase è un gioiello musicale che vi entrerà in testa e ne uscirà davvero con difficoltà. Stessa cosa dicasi per il successivo Being stupid again. Due brani trascinanti, uno dietro l’altro, che sono piccole perle musicali veramente geniali, con grandi prestazioni di chitarra e sintetizzatori e che ti fanno amare subito questo album. Tutti i successivi brani si dipanano su sonorità molto omogenee, alcuni più spinti, altri meno ma, a differenza dei precedenti album, ogni traccia funziona, non c’è un brano fuori posto e l’insieme risulta molto equilibrato. La chitarra di Lu Edmunds è semplicemente sorprendente, in grado di generare sonorità nello stile dei primi PIL in brani come Down on the clown – che segue la bellissima Strange – e North West Passage; il basso di Scott Firth è trascinante e in primo piano in più di un brano, mentre la batteria di Bruce Smith è il trait d’union di tutto l’album. Se fossimo ai tempi d’oro di questo tipo di musica, certamente alcune di queste tracce sarebbero entrate nelle playlist delle sale da ballo alternative. End of world è un piccolo grande luminoso capolavoro di musica che riunisce e amalgama sonorità e atmosfere dei primi PIL con quelle dei nostri tempi.