Gianmarco Caselli

Compositore, ideatore e direttore artistico di Lucca Capannori Underground Festival, suona nel gruppo industrial punk CRP Collettivo Rivoluzionario Protosonico di cui è fondatore. Giornalista, musicologo e professore di italiano e storia al Liceo Artistico Musicale di Lucca, direttore responsabile di La Settima Base. Gianmarco Caselli is Composer, creator and artistic director of Lucca Capannori Underground Festival, founder of industrial post punk musical group CRP Collettivo Rivoluzionario Protosonico. Journalist, musicologist and professor of Italian and history at the Liceo Artistico Musicale in Lucca - editor in chief of La settima base

Sara Vettori e Caterina Scardillo a Lucca Comics & Games 2023 - cover

Vorreste stupire i vostri amici con una cena a base di sirena e unicorno ma non conoscete le ricette? Ecco il libro che fa per voi!

di Gianmarco Caselli Avete intenzione di stupire i vostri amici a cena? Niente di meglio che preparare un bel Kraken cacciuccato alla livornese o sfilacci di unicorno con polenta o perché no… una sirena in scatola sott’olio. Ma se non è un problema reperire questi animali fantastici, lo è invece trovare le ricette per cucinarli. O almeno lo era fino a oggi, perché adesso abbiamo a disposizione un pratico ricettario immaginario edito da Edizioni NPE e che si intitola proprio Animali misteriosi e come mangiarli. Un libro in stile ottocentesco arricchito da illustrazioni ispirate ai bestiari medievali e ai libri di cucina del XIX secolo. Un volumetto prezioso e anche fortemente ironico che, nella quarta di copertina, per fugare ogni dubbio di noi animalisti, chiarisce: “Nessun animale, né reale né ovviamente immaginario, è stato maltrattato durante la realizzazione di questo libro.” Questo piccolo gioiello culinario, che non potrà più mancare nelle nostre cucine, è realizzato dalla Imaginary Travel Ltd, un trio costituito da Michele Mingrone (autore e coordinatore del progetto), Sara Vettori (illustrazioni originali) e Caterina Scardillo (progetto grafico, impaginazione e calligrafia), autori anche di altri due volumi in stile ottocentesco: I luoghi di Lovecraft, e il bellissimo Vampiri, dove trovarli. Abbiamo incontrato Sara Vettori e Caterina Scardillo a Lucca Comics & Games 2023 e le abbiamo intervistate. Imaginary Travel Ltd può essere definito una sorta di piccolo collettivo? Caterina Scardillo: Esattamente. Abbiamo creato questo nome immaginario Imaginary Travel Ltd appunto,come fosse una società inglese; ma siamo io, Sara e Michele che è poi l’ideatore e curatore di tutti e tre i libri. Siete sempre e solo voi tre o siete stati affiancati anche da altri collaboratori per le vostre pubblicazioni? C.S. Abbiamo realizzato tutti i nostri libri insieme ma abbiamo avuto anche qualche ospite, qualche capitolo nei vari libri è stato scritto a più mani con altri autori fra cui Federico Guerri “Sindaco di Nerd”, Mario Venturella, Fulvia Cipriani, Francesca Cherici… Sara Vettori.: Per ogni libro abbiamo dei collaboratori, ci piace collaborare, l’unione fa la forza. È bello avere più voci all’interno di ogni volume. Chi sceglie il tema da trattare in ogni nuovo lavoro? C.S.: L’idea del libro la scegliamo noi tre insieme all’editore. I temi sono sempre noir come piace a noi; una volta scelto il tema, Michele scrive il testo e contemporaneamente Sara (Vettori) crea illustrazioni per ogni capitolo a partire dalla suggestione che le viene dal testo di Michele. I loro lavori corrono paralleli. Quando hanno finito la loro parte, arrivo io come ultima staffetta che impagino il tutto tenendo un filo conduttore di tutti gli elementi e cercando di essere aderente al periodo storico in cui si ambientano i libri. Perché queste che realizziamo vogliono si propongono come guide immaginarie turistiche d’epoca. Sono guide immaginarie di fine ‘800. Che tecniche utilizzate per realizzarle in uno stile che ricalchi quello di tale epoca? C.S.: Mentre Sara deve tenere conto delle tecniche di stampa, io devo tenere conto dei caratteri tipografici: tutto deve essere coerente con l’epoca in cui si finge sia uscito il libro. S.V.: Principalmente sono un incisore, quindi utilizzo la xilografia e la calcografia, ma è impensabile realizzare 150 illustrazioni con queste tecniche perché richiedono tempi molto lunghi. Per ogni libro quindi ne utilizzo varie, dal carboncino alla grafite, all’acquarello e molte incisioni. Ogni tecnica è finalizzata per quello che voglio realizzare, al tema della storia o al particolare da descrivere; vado molto a sentimento e cerco armonia fra tutte le tecniche. Magari parto da una base di incisione, che poi decido di acquarellare e infine il mio lavoro  può anche essere rielaborato graficamente da Caterina. Il vostro è dunque un lavoro molto artigianale… S.V.:  Molto. Anche adesso allo stand [di Lucca Comics] per fare le dediche sui libri, Caterina sta calligrafando e io sto timbrando con piccole incisioni montate su legno. Immagino che ci sia un lavoro di documentazione molto impegnativo dietro ogni lavoro. Che tipo di studio c’è dietro i vostri volumi? S.V.: Tanti libri. Michele per realizzare i suoi scritti sui vampiri è partito da Babilonia. La ricerca è veramente lunga. Noi facciamo lo stesso: Caterina per i caratteri tipografici e per tutto ciò che concerne la grafica, io anche per le illustrazioni: tutto deve essere più filologico possibile. Da vegetariano posso utilizzare questo libro? S.V.: Anche io sono vegetariana, ho scritto la ricetta delle polpette alla mandragora! E ce ne sono anche altre: quella dello Ya-te-veo, dell’agnello vegetale, dei funghi di Kingsport, e quella della baverese al Blob bianco. Ovviamente vanno cambiati gli ingredienti… A chi è venuta l’idea di fare questi libri? L’idea originaria è stata di Michele che durante laboratori svolti nelle scuole con alcuni ragazzi sul tema del viaggio immaginario, aveva provato a ricreare delle mappe sulle quali muoversi per gioco. Da qui l’idea è stata sviluppata da Sara e Michele ma in forma di libro d’arte con le illustrazioni. Inizialmente pensavano a una sorta di Lonely Planet. Poi sono arrivata io e ho pensato di introdurre un’ambientazione d’epoca un po’ retrò, un po’ vintage e abbiamo adottato questa estetica anticata.

PIL Public Image Ltd End of world

Il nuovo album dei PIL è la fine del mondo!

di Gianmarco Caselli Era stato annunciato da tempo, preceduto da ben tre singoli e finalmente è uscito: End of world, l’undicesimo album della band guidata da John Lydon. I PIL Public Image LTd Per rinfrescare un po’ le idee a chi non ricorda bene la storia, John Lydon era il carismatico cantante dei Sex Pistols, gruppo emblema del punk. Dopo avere abbandonato i Pistols, Lydon (che ai tempi era conosciuto più come Johnny Rotten) fondò appunto una nuova band, i PIL Public Image Limited. La nuova creatura di Lydon è stata attiva dal 1978 al 1992 sfornando grandi successi che sono rimbalzati nelle sale da ballo alternative per anni come Annalisa, The Flowers of Romance, This is not a love song, Rise, Death disco. Il PIL sono andati avanti fra alterne fortune e cambi di formazione fino all’interruzione dell’attività con l’album That what is not del 1992. I PIL ripartono nel 2012 con un nuovo album di inediti, This is PIL, e una nuova formazione, tre anni dopo pubblicano un secondo album, What the world needs now… e un terzo, appunto, adesso, che con il titolo si ricollega al precedente. End of world End of world è un grande album, sicuramente il più omogeneo e “fresco” della trilogia dei nuovi PIL. Questo è quasi certamente ascrivibile al fatto che dalla rinascita dei PIL nel 2012 la formazione è sempre la stessa, il gruppo è affiatato e funziona. E mentre Paul Cook e Steve Jones portano avanti sui palchi le musiche dei Sex Pistols con Billy Idol alla voce, come Generation Sex, Lydon va avanti, sperimenta e rischia sonorità nuove pur sapendo che avrebbe vita più facile proponendo brani basati su vecchi stilemi che sarebbero acclamati dai fan. End of world sorprende, è diverso dai precedenti album dei PIL e i colori azzurro e giallo oro predominanti sulla copertina riflettono una sua qualità sonora: luminoso. Un album che non è sperimentale ai livelli del mitico The Flowers of Romance del 1981 ma che riprende lo stile dei primi PIL e che senza ombra di dubbio si piazza qualitativamente ai primi posti dell’intera discografia della band. L’uscita dell’album è stata anticipata da ben tre videocilp: Penge, Hawaii e Car chase. Tre brani in stili completamente differenti l’uno dall’altro che ben danno l’idea della varietà musicale contenuta in End of World. L’album si apre con Penge, un brano potente, mastodontico, e si chiude con Hawaii, stilisticamente del tutto opposto al primo: delicato e struggente, dedicato alla moglie malata di Alzheimer e morta prima della pubblicazione dell’album. Con Hawaii i PIL hanno partecipato ad un contest per rappresentare l’Irlanda all’Eurovision. È un brano che non ti aspetti, e che Lydon ha dedicato non solo alla moglie ma anche «a chiunque debba affrontare dei periodi difficili durante la propria vita con la persona cui tiene di più». Il terzo brano, Car chase è un gioiello musicale che vi entrerà in testa e ne uscirà davvero con difficoltà. Stessa cosa dicasi per il successivo Being stupid again. Due brani trascinanti, uno dietro l’altro, che sono piccole perle musicali veramente geniali, con grandi prestazioni di chitarra e sintetizzatori e che ti fanno amare subito questo album. Tutti i successivi brani si dipanano su sonorità molto omogenee, alcuni più spinti, altri meno ma, a differenza dei precedenti album, ogni traccia funziona, non c’è un brano fuori posto e l’insieme risulta molto equilibrato. La chitarra di Lu Edmunds è semplicemente sorprendente, in grado di generare sonorità nello stile dei primi PIL in brani come Down on the clown – che segue la bellissima Strange – e North West Passage; il basso di Scott Firth è trascinante e in primo piano in più di un brano, mentre la batteria di Bruce Smith è il trait d’union di tutto l’album. Se fossimo ai tempi d’oro di questo tipo di musica, certamente alcune di queste tracce sarebbero entrate nelle playlist delle sale da ballo alternative. End of world è un piccolo grande luminoso capolavoro di musica che riunisce e amalgama sonorità e atmosfere dei primi PIL con quelle dei nostri tempi.

Fausto Melotti. La ceramica - mostra alla Fondazione Ragghianti

FAUSTO MELOTTI – L’AVVENTURA DELLA CERAMICA

Una mostra da non perdere, e questa è l’ultima settimana per visitarla, quella allestita alla Fondazione Ragghianti di Lucca, “Fausto Melotti. La ceramica” che chiuderà i battenti il 25 giugno prossimo. Oltre alle ceramiche dell’artista trentino (Rovereto, 1901 – Milano, 1986) sono esposte opere di importanti artisti e designers con cui direttamente o indirettamente l’autore ebbe contatti come Giacomo Balla, Lucio Fontana, Leoncillo, Arturo Martini, Enzo Mari, Bruno Munari, Gio Ponti, Emilio Scanavino ed Ettore Sottsass. Curata da Ilaria Bernardi, “Fausto Melotti. La ceramica”, è una mostra allestita per ricordare l’incontro tra Carlo Ludovico Ragghianti e Melotti, nonché per celebrare il ventennale dell’edizione del “Catalogo generale della ceramica” dell’artista. Il rapporto fra Ragghianti e Melotti è particolarmente importante se si pensa che nel 1948 a New York, alla House of Italian Handicraft, venne allestita la mostra collettiva Handicraft as a fine art in Italy in cui erano esposte anche opere di Melotti. Nel relativo catalogo Ragghianti scrisse un saggio in cui dimostrava come questi lavori fossero effettivamente da considerarsi “fine art.” Mentre la prima sezione dell’allestimento propone una cronologia illustrata dell’artista accompagnata da due teche con importanti documenti del suo archivio legati specificatamente alla produzione in ceramica, fra cui tre suoi quaderni mai esposti finora, la seconda è dedicata alle sculture. Fra queste spicca Arcidiavolo, che Melotti espose alla biennale di Venezia del 1948, con altre opere in ceramica, e che lo fecero conoscere al mondo anche come scultore in ceramica. Fra le varie tematiche affrontate particolarmente ricorrente ed importante è quella della figura femminile: in questo caso Melotti si rifà a un modello archetipico ricollegandosi alle Korai dell’antica Grecia. Le sue figure risultano però più smaterializzate, costituite essenzialmente da due coni rovesciati. Non si può non rimanere poi incantati dai due teatrini, una tipologia di opere raramente esposta sia per la provenienza solitamente privata sia per la loro fragilità. Realizzati in terracotta, con all’interno piccole figure umane e geometriche in ceramica, nel loro racchiudere una “storia” rispecchiano più di altre opere la poetica dell’artista. La terza sezione propone una vera rarità, un video del 1984 di Antonia Mulas, (della serie RAI In prima persona. Pittori e scultori) con l’unica intervista in cui Melotti parla anche della ceramica. È risaputo infatti che l’artista non dava molto peso a questa tipologia della sua produzione avendola dovuta svolgere esclusivamente per necessità economiche. Particolarmente coinvolgente l’ultima sezione della mostra, con ceramiche realizzate dagli anni ’50 a metà dei ’60   ispirate a oggetti di uso quotidiano come lampade, vasi, posaceneri, tazzine, la cui funzione primaria, nella libertà delle forme, tende a svanire. Ne resta una sorta di ricordo e gli oggetti si elevano al più nobile stato di vere e proprie opere d’arte scultoree in un processo di idealizzazione quasi platonica. Una curiosità: in sottofondo i Notturni di Fryderyk Chopin, eseguiti dal nipote prediletto dell’artista, il celebre pianista Maurizio Pollini, figlio dell’architetto Gino Pollini. “Fausto Melotti. La ceramica” è realizzata in collaborazione con la Fondazione Fausto Melotti e il MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e il patrocinio della Regione Toscana e della Provincia e del Comune di Lucca. Orari di apertura: dal martedì alla domenica dalle ore 11 alle 19. Contatti: Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti Complesso monumentale di San Micheletto Via San Micheletto, 3 – 55100 Lucca T. +39 0583 467205 F. +39 0583 490325 E. info@fondazioneragghianti.it www.fondazioneragghianti.it