Una mostra da non perdere, e questa è l’ultima settimana per visitarla, quella allestita alla Fondazione Ragghianti di Lucca, “Fausto Melotti. La ceramica” che chiuderà i battenti il 25 giugno prossimo.
Oltre alle ceramiche dell’artista trentino (Rovereto, 1901 – Milano, 1986) sono esposte opere di importanti artisti e designers con cui direttamente o indirettamente l’autore ebbe contatti come Giacomo Balla, Lucio Fontana, Leoncillo, Arturo Martini, Enzo Mari, Bruno Munari, Gio Ponti, Emilio Scanavino ed Ettore Sottsass.
Curata da Ilaria Bernardi, “Fausto Melotti. La ceramica”, è una mostra allestita per ricordare l’incontro tra Carlo Ludovico Ragghianti e Melotti, nonché per celebrare il ventennale dell’edizione del “Catalogo generale della ceramica” dell’artista. Il rapporto fra Ragghianti e Melotti è particolarmente importante se si pensa che nel 1948 a New York, alla House of Italian Handicraft, venne allestita la mostra collettiva Handicraft as a fine art in Italy in cui erano esposte anche opere di Melotti. Nel relativo catalogo Ragghianti scrisse un saggio in cui dimostrava come questi lavori fossero effettivamente da considerarsi “fine art.”
Mentre la prima sezione dell’allestimento propone una cronologia illustrata dell’artista accompagnata da due teche con importanti documenti del suo archivio legati specificatamente alla produzione in ceramica, fra cui tre suoi quaderni mai esposti finora, la seconda è dedicata alle sculture.
Fra queste spicca Arcidiavolo, che Melotti espose alla biennale di Venezia del 1948, con altre opere in ceramica, e che lo fecero conoscere al mondo anche come scultore in ceramica. Fra le varie tematiche affrontate particolarmente ricorrente ed importante è quella della figura femminile: in questo caso Melotti si rifà a un modello archetipico ricollegandosi alle Korai dell’antica Grecia. Le sue figure risultano però più smaterializzate, costituite essenzialmente da due coni rovesciati.
Non si può non rimanere poi incantati dai due teatrini, una tipologia di opere raramente esposta sia per la provenienza solitamente privata sia per la loro fragilità. Realizzati in terracotta, con all’interno piccole figure umane e geometriche in ceramica, nel loro racchiudere una “storia” rispecchiano più di altre opere la poetica dell’artista.
La terza sezione propone una vera rarità, un video del 1984 di Antonia Mulas, (della serie RAI In prima persona. Pittori e scultori) con l’unica intervista in cui Melotti parla anche della ceramica. È risaputo infatti che l’artista non dava molto peso a questa tipologia della sua produzione avendola dovuta svolgere esclusivamente per necessità economiche.
Particolarmente coinvolgente l’ultima sezione della mostra, con ceramiche realizzate dagli anni ’50 a metà dei ’60 ispirate a oggetti di uso quotidiano come lampade, vasi, posaceneri, tazzine, la cui funzione primaria, nella libertà delle forme, tende a svanire. Ne resta una sorta di ricordo e gli oggetti si elevano al più nobile stato di vere e proprie opere d’arte scultoree in un processo di idealizzazione quasi platonica.
Una curiosità: in sottofondo i Notturni di Fryderyk Chopin, eseguiti dal nipote prediletto dell’artista, il celebre pianista Maurizio Pollini, figlio dell’architetto Gino Pollini.
“Fausto Melotti. La ceramica” è realizzata in collaborazione con la Fondazione Fausto Melotti e il MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e il patrocinio della Regione Toscana e della Provincia e del Comune di Lucca.
Orari di apertura: dal martedì alla domenica dalle ore 11 alle 19.
Contatti:
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